lunedì 1 settembre 2014

Giù le mani da don Ciotti

                                                                               
“Sono felice di spendere la mia vita a saldare la terra con il cielo”. Questa frase di don Ciotti al programma televisivo “Parla con me”, nel febbraio 2009, descrive perfettamente un uomo coraggioso, un prete di periferia molto impegnato nel sociale e sempre dalla parte degli ultimi, un uomo di Chiesa che mette in pratica il Vangelo.

“Ciotti, Ciotti, putissimo pure ammazzarlo”…questa invece la minaccia di morte del boss Totò Riina durante un colloquio col capo della sacra corona unita (tutto minuscolo volontariamente) Alberto Lorusso, nel carcere di Opera, che nei giorni scorsi ha allarmato l’opinione pubblica ed ha fatto sì che la scorta del sacerdote fosse affidata a due poliziotti. A Riina non vanno giù i beni confiscati alla mafia ed il loro riutilizzo sociale da parte dell’associazione Libera di cui don Ciotti è il creatore e massimo esponente. La “proposta di morte” non è rivolta solo ad un uomo, ma alle tante persone che ogni giorno alzano la testa contro un sistema soffocante, una ragnatela maligna che ingabbia la libertà, la cultura e la civiltà.
Don Luigi Ciotti non piega la testa e anzi risponde con convinzione, invocando alcuni temi a mio avviso fondamentali: la fedeltà al Vangelo, la ribellione delle coscienze, la forza del “noi”, il vuoto di democrazia e la corruzione. 
  • Ha perfettamente ragione quando afferma che solo contrastando le ingiustizie, le violenze e stando dalla parte delle vittime e degli ultimi l’uomo di chiesa è realmente fedele al Vangelo…altro che sermoni domenicali, a cui gli stessi oratori non fanno seguire i fatti, le ricchezze ed i privilegi.
  • In effetti i cittadini di buona volontà devono trovare la forza prima dentro sé stessi e poi nelle più svariate forme di associazionismo e dunque cementificando quel noi per poter reagire alla dittatura di inciviltà e morte imposta dal sistema malavitoso. I buoni esempi non mancano e spronano la gente comune.
  • Più che vuoto di democrazia io direi mancanza della presenza dello Stato. Non lo identifico solamente nell’azione di controllo e repressione da parte delle forze dell’ordine presenti nelle nostre strade, ma soprattutto nella creazione delle condizioni di sviluppo della persona umana: scuole, lavoro, teatri, luoghi di aggregazione e di coinvolgimento di tanti giovani che oggi, complice la crisi economica, si sentono persi, non vedono un futuro soddisfacente, oppure provenendo da situazioni familiari difficili scelgono spesso la strada sbagliata.
  • Infine la corruzione: credo sia il male dei mali in Italia, il marchingegno della bustarella, del cosiddetto “piacere” che affossa il merito e premia gli adulatori o i figli di…, che poi dopo decenni presenta il conto: deficit economico delle aziende pubbliche, inefficienza degli apparati statali, opere pubbliche costruite senza criteri e le vittime innocenti ne pagano le conseguenze. Anzi le stiamo pagando noi e se non ci diamo una mossa subiranno questo scempio anche le generazioni future.


Noi giovani abbiamo il dovere civile e morale di reagire, di non adeguarci e di alzare la testa perché abbiamo diritto ad una vita libera, senza condizionamenti malavitosi e soprattutto ricca di possibilità per esprimere il nostro talento possibilmente nella direzione del BENE COMUNE.

Il breve resoconto che segue servirà a capire l’attivismo di don Luigi Ciotti: 
  • nel 1965 fonda il Gruppo Abele con un progetto educativo negli istituti di pena minorili e la nascita di alcune comunità per adolescenti alternative al carcere;
  • nel 1973, il Gruppo inaugura il “Centro Droga”, un luogo di accoglienza e ascolto per i  giovani con problemi di tossicodipendenza. L’associazione comincia ad affiancare l’impegno culturale con un centro studi, una casa editrice e l’Università della strada: gli spazi di ascolto, l’attenzione per le varie forme di dipendenza (nuove droghe, alcool, gioco d’azzardo), l’aiuto alle vittime di tratta e alle donne prostituite, con l’unità di strada, il numero verde, il supporto legale, le iniziative per l’integrazione delle persone migranti, come l’educativa di strada per gli adolescenti stranieri. Poi attività di ricerca, una biblioteca, riviste tematiche, e percorsi educativi rivolti a giovani, operatori sociali e famiglie. Infine, un consorzio di cooperative sociali per dare lavoro a persone con percorsi difficili, eredità delle botteghe e dei laboratori professionali;
  • dal 1979 il Gruppo si apre anche alla cooperazione internazionale, con un primo progetto in Vietnam, cui ne seguiranno altri in Sud America e Costa d’Avorio, quest’ultimo tuttora in corso;
  • nell’estate del 1992, don Ciotti fonda il mensile Narcomafie e nel 1995 il coordinamento di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie, oggi punto di riferimento per oltre 1.600 realtà nazionali e internazionali. Nel 1996 Libera promuove la raccolta di oltre un milione di firme per l’approvazione della legge sull’uso sociale dei beni confiscati, e nel 2010 una seconda grande campagna nazionale contro la corruzione. A tal fine servono le cooperative sociali sui beni confiscati con i loro prodotti dal gusto di legalità e responsabilità; il sostegno concreto ai familiari delle vittime e la mobilitazione annuale del 21 marzo, “Giornata della memoria e dell’impegno”; l’investimento sulla ricerca e l’informazione, attraverso l’Osservatorio “LiberaInformazione”; l’attenzione alla dimensione internazionale, con la rete di Flare – freedom, legality and rights in Europe.
  • Nel gennaio 2013 Libera Gruppo Abele avviano la campagna online di Riparte il futuro, che ha permesso la modifica dell’articolo 416 ter del codice penale in tema di voto di scambio politico - mafioso il 16 aprile 2014. (Fonte: Wikipedia)


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