venerdì 31 ottobre 2014

Omaggio a De Filippo: il ricordo di Sergio Solli



Con questa intervista realizzata un anno e mezzo fa in occasione del monologo intitolato: “Io, testimone di Eduardo” al celebre attore Sergio Solli intendo ricordare il genio napoletano a 30 anni esatti dalla sua morte. Solli ha recitato in molte celebri commedie con De Filippo come “Natale in casa Cupiello”, “Le voci di dentro”, “Il sindaco del rione Sanità” ed altre, è stato poi protagonista in film del calibro di “Così parlò Bellavista”, “Io speriamo che ma la cavo”, “Il postino” o “To Rome with love” oltre ad aver recitato in molte fiction televisive.

L’eduardologo racconta tanti aneddoti dell'uomo De Filippo: dal moscone addomesticato con una zolletta di zucchero in una scatolina alla ricetta pasta cacio ed uova, dal silenzio struggente per la morte della figlia Luisella al rapporto complicato col fratello Peppino. Inoltre Solli ha voluto sfatare il mito della presunta avarizia di Eduardo raccontando un esempio su tutti: la donazione di 14 milioni di vecchie lire all'attore Formicola nel 1974 per curare il suo cuore malato.

Come ha avuto inizio la tua carriera?

“Bella domanda – sorride - ce li hai un paio di giorni di tempo? In realtà  ha avuto inizio un po’ per caso e molto per magia perché ero assolutamente ed involontariamente un dilettante. Lavoravo con mio padre, amavo già molto Eduardo ma mai pensando di voler far l’attore. Poi ci fu una strana combinazione: mi fu presentato Eduardo che aveva bisogno di sostituire il figlio Luca che era militare, e nel giro di pochi giorni fui chiamato per un provino di poche battute e mi sentii dire che sarei entrato a far parte della compagnia. Avrei debuttato dopo 12 giorni a Firenze al teatro della Pergola. È stata una cosa fiabesca perché non avrei mai pensato di diventare un attore, d’altronde facevo un altro mestiere.”

Recitare al fianco del grande Eduardo come ha inciso sulla tua carriera?

“A livello professionale ha inciso in tutte le maniere e infatti tutt’ora porto con me le cose imparate e talvolta a teatro o al cinema escono fuori perché 10 anni non si cancellano. Poi a livello personale mi è rimasto tutto e contrariamente a quelli che dicono che sarebbe stato bello essere come Eduardo attore, io rispondo che mi sarebbe piaciuto essere come Eduardo persona.- qualche particolare su Eduardo uomo? – mi fai domande da giorni e giorni di tempo, comunque poteva sembrare un personaggio e, a volte lo era, introverso e severissimo. Poteva apparire cattivo ma tutto questo aveva un suo perché; infatti era una maniera costruttiva perché diventava cattivo come disse lui una volta ad una presentazione di un libro: “Non c’è nulla di peggio di un  uomo buono quando diventa cattivo”. Sul lavoro era molto severo, ce ne fossero ancora ma non ce ne sono più e se ti doveva mortificare lo faceva davanti a tutti gli altri in modo che tu lo ricordassi, cosa che non si fa più. Quindi, contrariamente ad altri attori che spesso ne parlano male perché si son sentiti presi di mira, io ho un gran bel ricordo.”

Del grande Massimo Troisi cosa puoi raccontarci?

“Con lui ho due film e la combinazione è che ho fatto il mio primo film ed il suo ultimo “Il postino”. Non è che abbia conosciuto Massimo benissimo, ci siamo frequentati due, tre volte a Roma a casa sua negli anni ottanta e ti posso dire che era una persona un pò strana, un po’ introversa, si fidava solo delle persone a lui molto amiche.”

In questo momento di crisi un tuo messaggio ai giovani…

“Una volta un giornale scrisse che io ero uno che aggravava la malattia del teatro nei giovani, nel senso che li spronavo e lo faccio ancora adesso. Infatti faccio scuola di recitazione ma non è più come prima perché ora se scoprissi un talento non saprei dove portarlo, tanti anni fa sapevo dove andare.”

Hai ancora dei sogni nel cassetto?

“Io ho due sogni, nemmeno nel cassetto, perché quello di Eduardo non era un sogno non essendo un  attore e poi ce n’è stato un altro che è stato ancora di più del primo perché lavorare con Woody Allen era una cosa inimmaginabile per me. Due utopie che si sono realizzate magicamente dunque cosa posso volere di più dalla mia carriera?”

E rimpianti?

“C’è qualche rimpianto ma non è addebitabile a me, ma a qualche cosa che qualcuno magari non mi ha fatto fare, volevo fare o stavo addirittura per fare, ti parlo di Tornatore. Per una sua fisima personale non mi fece fare “il Camorrista” perché lui non sopportava Luciano De Crescenzo, storie strane. Peccato perché quell'anno sarei uscito con due film importanti il “Mistero di Bellavista” e il “Camorrista”.

Secondo te il teatro può avere un ruolo importante nella crescita civile degli Italiani?

“Non credo perché purtroppo in questo momento non ci sono maestri o esempi teatrali almeno al sud, invece da Roma in su la musica cambia. A Napoli credo che il teatro sia moribondo quindi non ho molta fiducia e se non è accaduto fino ad ora, non credo che accada più. Oggi non c’è la predisposizione che il pubblico aveva in passato di andare a vedere determinati spettacoli anche perché a Napoli non è che ci sia molto da vedere.”

                                                                                                                                    


giovedì 30 ottobre 2014

Tassa sul traffico internet. L'Ungheria protesta


Il governo ungherese di Orban Viktor ha deciso di imbavagliare la libertà di espressione a cominciare dal web, imponendo una tassa sul traffico internet.

Le indiscrezioni parlano di una gabella di 50 centesimi di euro per un Gb di traffico. Dopo le prime proteste il Fidesz (partito di maggioranza) ha provato ad ammorbidire i toni promettendo una modifica della proposta di legge giustificata col fine di centrare il budget 2015.

I cittadini ungheresi non la hanno bevuta e si sono riversati a migliaia nelle strade per protestare contro la trovata pericolosa del governo. Un fronte trasversale formato da gente proveniente da diverse estrazioni sociali e senza simboli politici che ha sfidato il governo al grido di Orban Viktor dittatore con lancio di mouse, tastiere e pc verso la sede del Fidesz e manifestando approvazione per l’Unione Europea.

Una condanna netta del bavaglio al web è giunta anche dalla commissaria europea per le Politiche Digitali Neelie Kroes.

Stiamo parlando di un popolo fiero che è sceso in piazza contro chi ha intenzione di controllare l’accesso alle informazioni, alla cultura, alla comunicazione e vuole incatenare la libertà di esprimere quelle idee che non sempre si adeguano al sistema governativo.


Globalizzazione significa anche prendere il buono che altri popoli possono offrire e direi che questo esempio di fierezza merita di essere conosciuto e valutato.

mercoledì 29 ottobre 2014

La toccante lettera-testamento della giovane Reyhaneh


La 26enne iraniana Reyhaneh Jabbari, condannata alla pena capitale per aver ucciso il suo stupratore, è stata impiccata all’alba dello scorso 25 Ottobre in barba agli appelli internazionali ed alla campagna per salvarle la vita lanciata sui social soprattutto ad opera di Amnesty International. Reyhaneh era stata arrestata nel 2007 per essersi ribellata ad un ex dipendente dell’intelligence iraniana, Morteza Abdolali.
Di seguito pubblico la sua lettera-testamento rivolta alla madre affinchè possa essere letta da più persone possibili e faccia riflettere sul coraggio di una ragazza uccisa ingiustamente.
Cara Shole,
oggi ho appreso che e’ arrivato il mio turno di affrontare la Qisas (la legge del taglione del regime). Mi sento ferita, perché non mi avevi detto che sono arrivata all’ultima pagina del libro della mia vita. Non pensi che dovrei saperlo? Non sai quanto mi vergogno per la tua tristezza. Perché non mi hai dato la possibilità di baciare la tua mano e quella di papa’?
Il mondo mi ha permesso di vivere fino a 19 anni. Quella notte fatale avrei dovuto essere uccisa. Il mio corpo sarebbe stato gettato in un qualche angolo della città e, dopo qualche giorno, la polizia ti avrebbe portata all’obitorio per identificare il mio cadavere, e avresti appreso anche che ero stata stuprata. L’assassino non sarebbe mai stato trovato poiché noi non godiamo della loro ricchezza e del loro potere. E poi avresti continuato la tua vita nel dolore e nella vergogna, e un paio di anni dopo saresti morta per questa sofferenza, e sarebbe finita cosi’.
Ma a causa di quel colpo maledetto la storia e’ cambiata. Il mio corpo non e’ stato gettato via, ma nella fossa della prigione di Evin e nelle sue celle di isolamento e ora in questo carcere-tomba di Shahr-e Ray. Ma non vacillare di fronte al destino e non ti lamentare. Sai bene che la morte non e’ la fine della vita.
Mi hai insegnato che veniamo al mondo per fare esperienza e per imparare una lezione, e che ogni nascita porta con se’ una responsabilità. Ho imparato che a volte bisogna combattere. Mi ricordo quando mi dicesti che l’uomo che conduceva la vettura aveva protestato contro l’uomo che mi stava frustando, ma quest’ultimo ha colpito l’altro con la frusta sulla testa e sul volto, causandone alla fine la morte. Sei stata tu a insegnarmi che bisogna perseverare, anche fino alla morte, per i valori.
Ci hai insegnato andando a scuola ad essere delle signore di fronte alle liti e alle lamentele. Ti ricordi quanto hai influenzato il modo in cui ci comportiamo? La tua esperienza pero’ e’ sbagliata. Quando l’incidente e’ avvenuto, le cose che avevo imparato non mi sono servite. Quando sono apparsa in corte, agli occhi della gente sembravo una assassina a sangue freddo e una criminale senza scrupoli. Non ho versato lacrime, non ho supplicato nessuno.  Non ho cercato di piangere fino a perdere la testa, perché confidavo nella legge.
Ma sono stata incriminata per indifferenza di fronte ad un crimine. Vedi, non ho ucciso mai nemmeno le zanzare e gettavo fuori gli scarafaggi prendendoli per le antenne. Ora sono colpevole di omicidio premeditato. Il mio trattamento degli animali e’ stato interpretato come un comportamento da ragazzo e il giudice non si e’ nemmeno preoccupato di considerate il fatto che, al tempo dell’incidente, avevo le unghie lunghe e laccate.
Quanto ero ottimista ad aspettarmi giustizia dai giudici! Il giudice non ha mai nemmeno menzionato che le mie mani non sono dure come quelle di un atleta o un pugile. E questo paese che tu mi hai insegnata ad amare non mi ha mai voluta, e nessuno mi ha appoggiata anche sotto i colpi dell’uomo che mi interrogava e piangevo e sentivo le parole più volgari. Quando ho rimosso da me stessa l’ultimo segno di bellezza, rasandomi i capelli, sono stata premiata con 11 giorni di isolamento.
Cara Shole, non piangere per quello che senti. Il primo giorno che nell’ufficio della polizia un agente anziano e non sposato mi ha colpita per via delle mie unghie, ho capito che la bellezza non e’ fatta per questi tempi.  La bellezza dell’aspetto, la bellezza dei pensieri e dei desideri, la bella calligrafìa, la bellezza degli occhi e di una visione, e persino la bellezza di una voce piacevole.
Mia cara madre, il mio modo di pensare è cambiato e tu non sei responsabile. Le mie parole sono senza fine e le darò a qualcuno in modo che quando sarò impiccata senza la tua presenza e senza che io lo sappia, ti verranno consegnate. Ti lascio queste parole come eredita’.
Comunque, prima della mia morte, voglio qualcosa da te e ti chiedo di realizzare questa richiesta con tutte le tue forze e tutti i tuoi mezzi. Infatti, e’ la sola cosa che voglio dal mondo, da questo paese e da te. So che hai bisogno di tempo per questo. Per questo ti dirò questa parte del mio testamento per prima. Per favore non piangere e ascolta. Voglio che tu vada in tribunale e presenti la mia richiesta. Non posso scrivere questa lettera dall’interno della prigione con l’approvazione delle autorità, perciò ancora una volta dovrai soffrire per causa mia.  E’ la sola cosa per cui, anche se tu dovessi supplicarli, non mi arrabbierei – anche se ti ho detto molte volte di non supplicarli per salvarmi dalla forca.
Mia buona madre, cara Shole, più cara a me della mia stessa vita, non voglio marcire sottoterra. Non voglio che i miei occhi o il mio cuore giovane diventino polvere. Supplicali perché subito dopo la mia impiccagione, il mio cuore, i reni, gli occhi, le ossa e qualunque altra cosa possa essere trapiantata venga sottratta al mio corpo e donata a qualcuno che ne ha bisogno. Non voglio che sappiano il mio nome, che mi comprino un bouquet di fiori e nemmeno che preghino per me. Ti dico dal profondo del cuore che non voglio che ci sia una tomba dove tu andrai a piangere e soffrire. Non voglio che tu indossi abiti scuri per me. Fai del tuo meglio per dimenticare i miei giorni difficili. Lascia che il vento mi porti via.
Il mondo non ci ama. Non voleva il mio destino. E adesso sto cedendo e sto abbracciando la morte. Perché nel tribunale di Dio incriminerò gli ispettori, l’ispettore Shamlou, il giudice, i giudici della Corte suprema che mi hanno colpita quando ero sveglia e non hanno smesso di abusare di me. Nel tribunale del creatore accuserò il dottor  Farvandi, e Qassem Shabani e tutti coloro che per ignoranza o menzogna mi hanno tradita e hanno calpestato i miei diritti.
Cara Shole dal cuore d’oro, nell’altro mondo siamo io e te gli accusatori e loro sono gli imputati. Vediamo quel che vuole Dio. Io avrei voluto abbracciarti fino alla morte. Ti voglio bene.
Reyhaneh”
Secondo fonti iraniane sono stati vietati i funerali e non è stata autorizzata la donazione degli organi di Reyhaneh. Bisogna dire che ciò non è tecnicamente possibile dopo morte per strada da impiccagione perché la morte avviene per il danno acuto e irreversibile subito dagli organi privati di ossigeno.




lunedì 27 ottobre 2014

L'Agro nocerino sarnese Green che vorrei...e non è utopia


Il dossier di Amdot (Associazione malati, trapianti e donatori di organi), Spes e Progetto Agro è tristemente chiaro: nell’Agro nocerino sarnese su 100 decessi circa 65 sono causati dal cancro.
Malattie come la leucemia, il tumore ai polmoni, all’apparato digerente e alle ossa, degenerazione degli apparati neurovegetativi o cardiovascolari fanno parlare di “Agro dei fuochi”. Il sentore della peste del XXI secolo era già palese da tempo nel nostro pensare comune poichè da decenni subiamo i lutti e leggiamo di tante vite stroncate da questi mali.

Un altro studio recente condotto da una equipe di ricercatori (geochimici, biologi e medici) dell’Università Federico II di Napoli e dell’Università del Sannio ha mostrato le possibili relazioni esistenti tra alte concentrazioni di metalli pesanti nel suolo e la qualità del liquido seminale degli abitanti di sesso maschile. I risultati dimostrano una forte correlazione tra la concentrazione anomala di piombo e antimonio e la scarsa qualità del liquido seminale. Più debole l’impatto di mercurio e zinco.

A questo punto parlare di un coordinamento unitario “No Agro dei fuochi” con sedi permanenti nei 16 comuni (Angri, Bracigliano, Castel San Giorgio, Corbara, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Poggiomarino, Roccapiemonte, San Marzano sul Sarno, Sant’Egidio del Monte Albino, San Valentino Torio, Sarno, Scafati, Siano, Striano) che fanno parte di questo territorio sia giusto e fondamentale per un’azione decisa e propositiva dei cittadini.

Incontri, manifestazioni pacifiche, dibattiti (che già sono avvenuti in occasione del progetto Grande Sarno) e soprattutto soluzioni affinchè si faccia rete e si rafforzi quel senso di comune appartenenza ad una terra che noi stessi abbiamo martoriato. Un impegno civico forte a favore della tutela dell’ambiente a partire dalla raccolta differenziata ancora più minuziosa, dal divieto morale di sporcare le strade delle nostre città gettando a terra qualsiasi cosa senza aspettare pazientemente di imbattersi nel prossimo cestino per i rifiuti ed infine i roghi. Infatti non possiamo pensare di eliminare il problema bruciandolo così da immettere nell’aria particelle tossiche che poi respiriamo e che vanno a posarsi sulle coltivazioni.

A mio avviso i nostri rappresentanti politici locali dovrebbero ampliare le ZTL, la pratica del bike sharing e sfruttare a dovere i fondi europei a favore delle energie rinnovabili. Insomma bonifiche, idee green e sanzioni reali per chi inquina vanno a braccetto verso quello che chiamo l’Agro nocerino sarnese green che vorrei. 

Queste riflessioni non vogliono creare allarmismo ma rappresentano la percezione sentita di un grave problema che coinvolge circa 300.000 abitanti.