La 26enne iraniana Reyhaneh Jabbari,
condannata alla pena capitale per aver ucciso il suo stupratore, è stata
impiccata all’alba dello scorso 25 Ottobre in barba agli appelli internazionali
ed alla campagna per salvarle la vita lanciata sui social soprattutto ad opera
di Amnesty International. Reyhaneh era stata arrestata nel 2007 per essersi
ribellata ad un ex dipendente dell’intelligence iraniana, Morteza Abdolali.
Di seguito pubblico la sua
lettera-testamento rivolta alla madre affinchè possa essere letta da più
persone possibili e faccia riflettere sul coraggio di una ragazza uccisa ingiustamente.
“Cara Shole,
oggi ho appreso che e’
arrivato il mio turno di affrontare la Qisas (la legge del taglione del regime). Mi sento ferita, perché non mi avevi detto che sono arrivata all’ultima pagina del libro della
mia vita. Non pensi che dovrei saperlo? Non sai quanto mi
vergogno per la tua tristezza. Perché non mi hai dato la possibilità di baciare
la tua mano e quella di papa’?
Il mondo mi ha permesso di
vivere fino a 19 anni. Quella notte fatale avrei dovuto essere uccisa. Il mio corpo sarebbe
stato gettato in un qualche angolo della città e, dopo qualche giorno, la polizia ti
avrebbe portata all’obitorio per identificare il mio cadavere, e avresti
appreso anche che ero stata stuprata. L’assassino non sarebbe mai stato trovato
poiché noi non godiamo della loro ricchezza e del loro potere. E poi avresti
continuato la tua vita nel dolore e nella vergogna, e un paio di anni dopo
saresti morta per questa sofferenza, e sarebbe finita cosi’.
Ma a causa di quel colpo
maledetto la storia e’ cambiata. Il mio corpo non e’ stato gettato via, ma
nella fossa della prigione di Evin e nelle sue celle di isolamento e ora in
questo carcere-tomba di Shahr-e Ray. Ma non vacillare di fronte al destino e non ti lamentare. Sai bene che la
morte non e’ la fine della vita.
Mi hai insegnato che
veniamo al mondo per fare esperienza e per imparare una lezione, e che ogni
nascita porta con se’ una responsabilità. Ho imparato che a volte bisogna
combattere. Mi ricordo quando mi dicesti che l’uomo che
conduceva la vettura aveva protestato contro l’uomo che mi stava frustando, ma
quest’ultimo ha colpito l’altro con la frusta sulla testa e sul volto,
causandone alla fine la morte. Sei stata tu a insegnarmi che bisogna perseverare, anche fino alla morte,
per i valori.
Ci hai insegnato andando a
scuola ad essere delle signore di fronte alle liti e alle lamentele. Ti ricordi
quanto hai influenzato il modo in cui ci comportiamo? La tua esperienza pero’
e’ sbagliata. Quando l’incidente e’ avvenuto, le cose che avevo imparato non mi
sono servite. Quando sono apparsa in corte, agli occhi della gente sembravo una
assassina a sangue freddo e una criminale senza scrupoli. Non ho versato lacrime, non ho
supplicato nessuno. Non ho cercato di piangere fino a perdere la testa,
perché confidavo nella legge.
Ma sono stata incriminata per indifferenza di fronte ad
un crimine. Vedi, non ho ucciso mai nemmeno le zanzare e gettavo fuori gli
scarafaggi prendendoli per le antenne. Ora sono colpevole di omicidio
premeditato. Il mio trattamento degli animali e’ stato interpretato come un
comportamento da ragazzo e il giudice non si e’ nemmeno preoccupato di
considerate il fatto che, al tempo dell’incidente, avevo le unghie lunghe e
laccate.
Quanto ero ottimista ad
aspettarmi giustizia dai giudici! Il giudice non ha mai nemmeno menzionato che
le mie mani non sono dure come quelle di un atleta o un pugile. E questo paese
che tu mi hai insegnata ad amare non mi ha mai voluta, e nessuno mi ha
appoggiata anche sotto i colpi dell’uomo che mi interrogava e piangevo e
sentivo le parole più volgari. Quando ho rimosso da me stessa l’ultimo segno di bellezza, rasandomi i
capelli, sono stata premiata con 11 giorni di isolamento.
Cara Shole, non piangere per quello che senti. Il primo
giorno che nell’ufficio della polizia un agente anziano e non sposato mi ha
colpita per via delle mie unghie, ho capito che la bellezza non e’ fatta per
questi tempi. La bellezza dell’aspetto, la bellezza dei pensieri e dei
desideri, la bella calligrafìa, la bellezza degli occhi e di una visione, e
persino la bellezza di una voce piacevole.
Mia cara madre, il mio modo di pensare è cambiato e tu
non sei responsabile. Le mie parole sono senza fine e le darò a qualcuno in
modo che quando sarò impiccata senza la tua presenza e senza che io lo sappia,
ti verranno consegnate. Ti lascio queste parole come eredita’.
Comunque, prima della mia morte, voglio qualcosa da te e
ti chiedo di realizzare questa richiesta con tutte le tue forze e tutti i tuoi
mezzi. Infatti, e’ la sola cosa che voglio dal mondo, da questo paese e da te.
So che hai bisogno di tempo per questo. Per questo ti dirò questa parte del mio
testamento per prima. Per favore non piangere e ascolta. Voglio che tu vada in
tribunale e presenti la mia richiesta. Non posso scrivere questa lettera
dall’interno della prigione con l’approvazione delle autorità, perciò ancora
una volta dovrai soffrire per causa mia. E’ la sola cosa per cui, anche
se tu dovessi supplicarli, non mi arrabbierei – anche se ti ho detto molte
volte di non supplicarli per salvarmi dalla forca.
Mia buona madre, cara Shole, più cara a me della mia stessa vita, non
voglio marcire sottoterra. Non
voglio che i miei occhi o il mio cuore giovane diventino polvere. Supplicali
perché subito dopo la mia impiccagione, il mio cuore, i reni, gli occhi, le
ossa e qualunque altra cosa possa essere trapiantata venga sottratta al mio
corpo e donata a qualcuno che ne ha bisogno. Non voglio che sappiano il mio
nome, che mi comprino un bouquet di fiori e nemmeno che preghino per me. Ti dico dal profondo
del cuore che non voglio che ci sia una tomba dove tu andrai a piangere e soffrire. Non voglio che tu indossi abiti scuri
per me. Fai del tuo meglio
per dimenticare i miei giorni difficili. Lascia che il vento mi porti via.
Il mondo non ci ama. Non voleva il mio destino. E adesso
sto cedendo e sto abbracciando la morte. Perché nel tribunale di Dio
incriminerò gli ispettori, l’ispettore Shamlou, il giudice, i giudici della
Corte suprema che mi hanno colpita quando ero sveglia e non hanno smesso di
abusare di me. Nel tribunale del creatore accuserò il dottor Farvandi, e
Qassem Shabani e tutti coloro che per ignoranza o menzogna mi hanno tradita e
hanno calpestato i miei diritti.
Cara Shole dal cuore d’oro, nell’altro mondo siamo io e te gli accusatori
e loro sono gli imputati. Vediamo
quel che vuole Dio. Io avrei voluto abbracciarti fino alla morte. Ti voglio
bene.
Reyhaneh”
Secondo fonti iraniane sono
stati vietati i funerali e non è stata autorizzata la donazione degli organi di
Reyhaneh. Bisogna dire che ciò non è tecnicamente possibile dopo morte per
strada da impiccagione perché la morte avviene per il danno acuto e
irreversibile subito dagli organi privati di ossigeno.
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