Il governo ungherese di
Orban Viktor ha deciso di imbavagliare la libertà di espressione a cominciare
dal web, imponendo una tassa sul traffico internet.
Le indiscrezioni
parlano di una gabella di 50 centesimi di euro per un Gb di traffico. Dopo le
prime proteste il Fidesz (partito di maggioranza) ha provato ad ammorbidire i
toni promettendo una modifica della proposta di legge giustificata col fine di
centrare il budget 2015.
I cittadini ungheresi
non la hanno bevuta e si sono riversati a migliaia nelle strade per protestare contro
la trovata pericolosa del governo. Un fronte trasversale formato da gente
proveniente da diverse estrazioni sociali e senza simboli politici che ha
sfidato il governo al grido di Orban Viktor dittatore con lancio di mouse,
tastiere e pc verso la sede del Fidesz e manifestando approvazione per l’Unione
Europea.
Una condanna netta del
bavaglio al web è giunta anche dalla commissaria europea per le Politiche
Digitali Neelie Kroes.
Stiamo parlando di un
popolo fiero che è sceso in piazza contro chi ha intenzione di controllare l’accesso
alle informazioni, alla cultura, alla comunicazione e vuole incatenare la
libertà di esprimere quelle idee che non sempre si adeguano al sistema
governativo.
Globalizzazione
significa anche prendere il buono che altri popoli possono offrire e direi che
questo esempio di fierezza merita di essere conosciuto e valutato.
Nessun commento:
Posta un commento